4 spunti di Riflessione per gestire se stessi, in momenti di benessere e di “crisi”

4 spunti di Riflessione per gestire se stessi, in momenti di benessere e di “crisi”

L’emergenza sanitaria legata al COVID-19 ha imposto a tutti un cambio di mentalità e di abitudini lavorative, organizzative e relazionali. Durante questo periodo stanno cambiando tempi, ritmi e modi di approcciare agli impegni quotidiani, favorendo riflessioni sul proprio modo di agire.

Il momento della relazione con sé, della gestione del sé, è sfidante, audace. Richiede l’allenamento di competenze di leadership, comunicazione, empatia, assertività, intelligenza emotiva, coraggio. Competenze che siamo soliti agire verso l’altro, ma fondamentale è agirle verso sé stessi.

Siamo empatici con noi stessi? Siamo capaci di ascoltarci? Come comunichiamo con noi? Che parole e pensieri usiamo nei nostri confronti? Abbiamo imparato come motivare i nostri collaboratori, come dare loro feedback, e noi come ci motiviamo? Come gestiamo il nostro a Tu per Tu?

Proviamo a trovare un modo di rispondere a tali domande con gli spunti di riflessione forniti da Elvira Stragliotto, Psicologa del Lavoro e delle Organizzazioni.

“Arriva il momento della solitudine, dell’incertezza, della paura, del mancato riconoscimento, della sconfitta, della rabbia e a quel momento ci si arriva talvolta impreparati, con i muscoli emotivi poco allenati. Arriva anche il momento della gioia, del successo, della sorpresa, della gratificazione e non di meno, le emozioni piacevoli, più o meno intense, richiedono consapevolezza”.

 

  1. Alleniamoci all’introspezione.

Sì, perché di allenamento si parla. Quando un corpo si muove e si allena diventa più conosciuto, talvolta dolente, ma certamente più intenzionale e preciso nel movimento. E poi diventa più potente, ovvero scopre il suo “potenziale” attraverso l’emersione del suo “limite”.

Nella metafora dell’allenamento sportivo si dispiegano i comportamenti da adottare, ovvero non è sufficiente essere introspettivi talvolta, senza costanza, senza sperimentare fatica, sudore, ma anche molta soddisfazione.

L’esercizio dell’introspezione è continuo. Rimandarlo a quando si è in difficoltà lo rende poco lucido e inefficace, così come allenarsi se si è infortunati. Ascoltiamo e accogliamo le nostre emozioni e il nostro sentire, sono come dei dati, ci forniscono indizi, ci aiutano ad agire consapevolmente.

 

  1. Poniamoci domande.

Quanto conosciamo e sappiamo decifrare e interpretare i nostri pensieri, le nostre emozioni, i nostri comportamenti? Soprattutto in momenti di cambiamento?

Accade spesso di ascoltare la descrizione di un collega o di un capo con una dovizia di particolari straordinaria, ma non con altrettanta disinvoltura e precisione accade di ascoltare la descrizione o la percezione di sé stessi.

La conoscenza di sé è un processo di apprendimento e come tale avviene ponendosi degli interrogativi, con curiosità, nel suo senso etimologico di “premura, sollecitudine, di chi si cura di qualcosa”.  Diamo valore alle nostre domande, poiché le domande che ci facciamo, se ce le facciamo, ci aiutano a tracciare sentieri più efficaci nell’agire il nostro ruolo, sia all’interno delle organizzazioni, sia nella nostra personale organizzazione di vita.

Facciamoci delle buone domande, così da generare risposte efficaci. Se ci chiediamo “Ho voglia di essere migliore?” naturalmente ci risponderemo di sì, ma diverso e più impegnativo è chiedersi “Cosa voglio cambiare di me?”, “Come posso cambiare?”.

 

  1. Deleghiamo a noi stessi il feedback.

Delegare a un “altro” la nostra gestione è poco funzionale, ci allontana dal nostro talento, ci depotenzia. Attendere che sia l’altro a darci valore o attendere solo dall’altro i suggerimenti per migliorare prestazioni, comportamenti o atteggiamenti può essere frustrante.

Il feedback è spesso relegato a momenti istituzionali di valutazione, poiché nelle organizzazioni è ancora carente la cultura del feedback continuo. E’ spesso unidirezionale, scorretto nel tecnicismo, episodico, incentrato prevalentemente sui comportamenti da riorientare e meno sui comportamenti di successo. Nel frattempo impariamo l’auto-stima, ovvero la capacità di auto – stimarci, di pesare i nostri comportamenti, di riorientarci da soli. Questo esercizio ci aiuterà a rendere molto più efficace la relazione con noi stessi e con l’altro, ci renderà più responsabili, capaci di decidere e anche capaci di accogliere meglio il feedback altrui, poiché saremo più consapevoli.

Facciamolo senza giudizio, con accoglienza, con l’animo dell’osservatore, del ricercatore. Le scoperte saranno interessanti. Scoprire il nostro limite non significa scoprire il “difetto” e ciò che ne consegue, bensì significa incontrare la possibilità di diventare quello che ancora non siamo, come un divenire. Siamo anche ciò che non siamo, perché è possibile. La differenza la fa l’intenzione, la volontà di cambiamento.

E quindi ad esempio chiediamoci “In quali situazioni rimango sorpreso dalle reazioni degli altri nei miei confronti?”, “Quali comportamenti vorrei padroneggiare meglio?”, “Quali comportamenti vorrei abbandonare?”.

 

  1. Agiamo intenzionalmente, non Reagiamo.

Tutto è in continuo cambiamento, l’incertezza è la nostra certezza.

Saper “sostare nell’incertezza” e non subirla è una competenza a supporto della creatività e del cambiamento e non ci fa ancorare immediatamente alle nostre credenze, abitudini, modalità, schemi; a reagire appunto. Agire sé stessi a sostegno del proprio ruolo organizzativo ci permette un prezioso spazio di scelta e di libertà che avviene tra il pensiero e l’azione. Saper Essere, prima di saper Fare.

Quanto i nostri comportamenti abituali ci sono di intralcio? Quanto non rappresentano il nostro ideale di Io? Quanto sappiamo attribuire al nostro modo di reagire i comportamenti degli altri nei nostri confronti?

Nell’agire consapevole diventiamo capaci di osservare le sfumature dei nostri comportamenti manifesti (non l’idea che abbiamo dei nostri comportamenti) e quindi di autoregolarci, di essere alla guida, leader.

 

Conclusioni

La vita organizzativa richiede, soprattutto oggi, di imparare nuove forme di appartenenza, non solo conoscenze e esperienze, ma nuove capacità di autoconsapevolezza, self management, self direction, verso un maggiore ben – essere e orientamento al risultato.

Gli strumenti e le azioni di empowerment e sviluppo a supporto dell’individuo e delle organizzazioni sono oggi molteplici, possibili. In fisica la riflessione avviene quando la luce interagisce con la materia, quindi proviamo a fare un po’ di luce. Ci “vedremo” meglio. Ci “vedranno” meglio.

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